domenica 11 agosto 2013

Intervento al 30° campeggio rivoluzionario della IV internazionale in Grecia 2013


Buona giornata a tutte/i
Sono socio della rimaflow coop, e dell'associazione OccupyMaflow, entrambi nate lo stesso giorno in cui è stata chiusa la fabbrica presso cui ho lavorato per circa 17 anni.
La Maflow è una società nata negli anni '70 il settore merceologico di appartenenza è produzione di tubazioni per il settore automobilistico, in principio si producevano tubi per l'idroguida, successivamente la produzione si è spostata sulle tubazioni di aria condizionata, i clienti importanti:  BMW, Fiat, Scania.
Nel 2007 il gruppo industriale con una manovra finanziaria truffaldina viene acquistato da una fondo privaty equity ad un prezzo superiore dieci volte il valore reale, il tutto senza una valutazione di un organismo terzo due diligenze. Nel semestre successivo tutti i debiti contratti dal fondo vengono rivoltati (caricati) sulla società, e in una di queste operazione lo stesso capannone dove oggi si trova la rimaflow viene ceduto ad una banca unicredit poi viene ripreso in affitto ad un prezzo molto più alto rispetto al mercato.
Nel 2008 al primo sentore di crisi economica, in america fallisce la enron, leman brother, la maflow va in crisi economica, all'epoca si lavorava su tre turni con 350 dipendenti in forza, la bmw era il principale cliente con l'80% del fatturato ed era l'unica società in crescita nel settore auto.
Maggio 2009 la Maflow va in amministrazione straordinaria, gestita dai commissari nominati dal governo, inizia l'odissea, nel Novembre la bmw toglie gli ordini da tre turni di lavoro si passa alla cassa integrazione a zero ore. Abbiamo protestato per riavere il nostro posto di lavoro e le nostre commesse fino a Monaco di Baviera, davanti la sede di BMW. E' importante sottolineare che la BMW nel pieno della crisi economica ha portato la produzione in Germania dove il costo del lavoro era più alto, adottando una politica protezionistica voluta dalla Merkel.
La Maflow di Milano non aveva possibilità di sopravvivere, senza ordini produttivi e senza il capannone, dai tre turni di produzioni è diventata un deserto, tenuta viva solo dal presidio delle Lavoratrici e dei Lavoratori che non ci stavano  alla chiusura della fabbrica.
Solo la lotta e la tenacia dei Lavoratori ha fatto si che la società venisse venduta all'asta come unico corpo e non come pezzi di ricambio, ho detto venduta? in realta regalata ad un gruppo Polacco con 80Lavoratori su 350. Sia per il  sidacato che per i Lavoratori Il mantenimento in vita dello stabilimento sarebbe significato  la possibilità di rientrare a lavorare in un secondo momento, coscenti che avremmo dovuto seguire per altri periodi di lotte.
Il padrone ha iniziato da subito la sua lotta, scegliendo i dipendenti da assumere, ha scelto ottanta crumiri, nessuno di questi nel momento della chiusura nel 2012 si è opposto al licenziamento mè stata fatta una battaglia per prendere più soldi a titolo d'incentivo.
Il gruppo dei cassintegrati che sono rimasti fuori dalla Maflow 2010, nel frattempo ha continuato a incontrarsi, dopo due anni  con altri Lavoratori abbiamo fatto un analisi su 250 lavoratori espulsi dalla Maflow nel 2010, la maggior parte di questi è rimasto a casa, qualcun altro ha fatto dei lavoretti con le agenzie interinali con  incarichi di 5/6 mesi al massimo in un anno, le donne sono ritornate a fare i mestieri nelle case, atttività che fino a qualche anno precedente era destinato agli immigrati, una decina ha svolto lavori socialmente utili, ma questi lavori durano il tempo dell'ammortizzatore sociale; pochissimi hanno trovato lavoro, grazie ad amicizie e comunque con condizioni di reddito inferiori rispetto alla Maflow.
In Italia l'allora governo Monti tagliava i diritti alle Lavoratrici e i Lavoratori, e  il Ministero Fornero tagliava i fondi destinati al Walfare, eliminando la mobilità un  ammortizzatore sociale molto usato in Italia.
Si è deciso allora di dover fare qualcosa per evitare di farsi risucchiare nella spirale della precarietà.
Abbiamo elaborato, sfruttando dei corsi di formazione della provincia di Milano un piano industriale per il recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e successivamente siamo andati in Regione Lombardia a chiedere un area industriale abbandonata, e dei mezzi di produzione che aziende come la Maflow abbandonano per trasferire le produzione all'estero. Con una motivazione precisa "risarcimento sociale" .
Nello stesso periodo la maflow polacca ha deciso di chiudere gli stabilimenti, abbiamo  subito proposto ai nostri colleghi la possibilità di occupare la fabbica quando ancora era attiva, questi ultimi hanno rifiutato la proposta e hanno acconsentito alla chiusura della fabbrica per 20/25 mila euro. Il nostro gruppo ha approfittato di una contraddizione del sistema finanziario, in cui ancora non si capisce bene chi è il conduttore del sito ex maflow, e abbiamo occupato l'area.
Abbiamo costituito una cooperativa Ri-Maflow, e l'associazione Occupy Maflow. Utilizziamo la forma giuridica che è più conveniente secondo le opportunità. I soldi li abbiamo recuperati da un vecchio fondo di resistenza che avevamo costruito nella lotta del 2009/2010. Abbiamo iniziato a lavorare organizzando concerti e recuperando delle apparecchiature obsolete che abbiamo venduto. Ad oggi i soci della cooperativa sono 17, 12 dei quali sono lavoratori altri 5 sono soci volontari. Il nostro progetto ha la missione di dare un opportunità a tutte quelle persone che pensano di non averne, stiamo ospitando due rifugiati politici che lo stato Italiano prima ha accolto poi ha abbandonati in mezzo alla strada.
Anche gli stessi capannoni sarebbero stati abbandonati al degrado a noi piace pensare che gli abbiamo dato una nuova opportunità, i soci sono potenziali disoccupati dentro la nostra associazione hanno nuove prospettive. Con questa premessa su quale attività economica potevamo impegnarci? il recupero delle cose che gli altri considerano rifiuti, il recupero dei vecchi mestieri che la società industriale fordista ha distrutto, il recupero del territorio sfruttato da un agricoltura di tipo intensivo inquinato con l'uso eccessivo di fertilizzanti chimici; la nostra spinta è stata aiutare noi stessi ripulendo il pianeta ecologicamente.
Tradotto in attività significa che oggi nella Rimaflow:
  • recuperiamo vecchi elettrodomestici, computer, che rivendiamo ad un prezzo minimo.
  • abbiamo costruito un gruppo solidale di acquisto, che stimola gli associati ad un consumo critico sostenendo gli agricoltori del parco sud di milano che usano un agricoltura biologica e attenta al territorio, in questa direzione il 7 settembre facciamo un iniziativa "la ripassata" in cui facciamo il sugo con la spremitura dei pomodori del parco agricolo sud Milano.
  • prossimamente apriremo una falegnameria, con corsi di formazione.
  • Metteremo a disposizione l'area agli espositori di merce usata, ma anche agli artisti che lavorano recuperando pezzi usati.
  • Stiamo cercando dei medici per aprire un ambulatorio sociale.
  • Attività culturali, come: corsi di teatro, canto,ballo, corsi d'inglese, informatica ed altro ancora.
Il nostro progetto " la cittadella dell'altra economia" si è ispirato alle fabbriche recuperate Argentine, ma anche alle società di mutuo soccorso nate in Italia inizi 1800, da  Lavoratori che vivevano il dramma della mancanza dello stato sociale, dell'assistenza e della previdenza, la possibilità di far studiare i propri figli. Agli inizi del 1900 quando la maggioranza dei Lavoratori era iscritto a queste società e si erano costruiti il diritto, lo stato è intervenuto sequestrando tutti i soldi di queste società oganizzando un walfare che oggi hanno smantellato.
Con questi esempi positivi ma anche con altri abbiamo trovato la forza per iniziare e successivamente continuare il nostro percorso per la difesa del reddito e del lavoro.

La nostra battaglia insieme alle altre che si stanno svolgendo , officine zero a Roma, Communia, un colorificio abbandonato in provincia di Pisa, e altre che stanno nascendo  unite alle lotte come la Viome in Grecia devono avere la finalità di far approvare una legge sull'espropriazione degli spazi che gli altri, gli imprenditori hanno lasciato liberi e abbandonati, a favore delle Lavoratrici e i Lavoratori che potrebbero usare quelle strutture per costruirsi una nuova opportunità.

Questo tipo di vertenzialità dovrebbe dare nuove possibilità ai Lavoratori che vivono una situazione di crisi, anche la vertenza sindacale se arricchita di questa possibilità ritrova maggiore forza. La maggior parte delle lotte fatta dei sindacati in una situazione di crisi è la ricerca di un nuovo imprenditore che voglia rilevare la società in fallimento o l'area delocalizzata, più delle volte questo padrone non arriva e se dovesse arrivare è solo per  fare speculazione, nel caso in cui i Lavoratori hanno l'opportunità di prendersi l'area, allora anche l'imprenditore deve mostrare reale interesse perchè il progetto di autoorganizzazione dei Lavoratori sarebbe un alternativa concreta.

Purtroppo in Italia il sindacato è molto arretrato da questo punto di vista, i sindacati concepiscono l'organizzazione di tipo capitalistico con un padrone, magari i sindacati di base sviluppano una forma più conflittuale, ma il padrone anche per questi ultimi deve essere la controparte. Molti Lavoratori che hanno fatto grosse vertenze con presidi lunghissimi, lotte impossibili sui tetti, sulle torri, sulle gru, finito il rapporto di lavoro hanno perso il contatto anche con il sindacato. Non esiste un sindacato dei disoccupati. Il nostro progetto deve unificare le lotte dei Lavoratori con le lotte dei precari e dei disoccupati, degli studenti. Per costruire una società nuova  che superi i privilegi tipici del capitalismo e del fascismo che esso ha generato.
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