sabato 12 settembre 2009

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

12/09/2009 3.18

La Maflow è in liquidazione dal 06 aprile 2009; il tribunale di Milano l’11 maggio 2009 ha dichiarato lo stato d’insolvenza delle società Italiana e Polacca, ed ha disposto la possibilità di poter accedere alla Prodi Bis ( amministrazione straordinaria).
È seguita una fase giudiziale in cui sono stati nominati tre commissari, in un primo tempo con compiti di verifica e controllo, successivamente sono subentrati con compiti di gestione dell’ azienda.
La prima fase della gestione è stata affidata al liquidatore Dott. La Croce.

A metà luglio i commissari hanno preparato e presentato una relazione in cui davano parere favorevole all’accoglimento delle società in Amministrazione Straordinaria (AS).
Il 30 luglio il giudice in camera di consiglio ammette le due società del gruppo in AS la società italiana senza osservazioni, per la società polacca la Bank Handlowy ha presentato osservazioni.
[1]Nonostante quanto riferito, il giudice ammette le società in AS sulla base di una legge europea. In Polonia nasce il problema in quanto il commissario (sindic) nominato dal tribunale di Varsavia applica una legislazione diversa (liquidazione fallimentare), da quella disposta dal Tribunale di Milano.
La prima attività del sindic è stata quella di cacciare fuori dagli stabilimenti polacchi tutti i dipendenti Italiani, li ha sostituiti con altri consulenti polacchi,
Vero che a tutti i dirigenti sono stati ridotti gli stipendi, ma con tutti i consulenti italiani e polacchi, secondo me i costi sono aumentati! Sic!!
Successivamente il sindic ha intrapreso trattative con clienti, fornitori possibili compratori per dismettere gli stabilimenti, al fine di poter restituire i crediti, vantati dai fornitori e banche, Questa condizione ha messo in serio pericolo la continuazione dell’attività produttiva per l’intero gruppo.
Sembra che tramite mediazioni internazionali, addirittura la presidenza del consiglio attraverso Gianni Letta, hanno attivato il console italiano in Polonia per evitare che il sindic vendesse la società.
A quanto mi risulta il giudice polacco ha bloccato temporaneamente la vendita, ma la gestione resta in capo al sindic.
Tralasciamo un attimo la questione polacca per ritornare in Italia è la nostra AS.
Secondo la legge 270/1999 i commissari nominati per la gestione straordinaria, dopo 60 giorni dovranno presentare una relazione al ministero delle attività produttive e al giudice in cui dovranno scrivere come e in quali modalità intenderanno procedere per il risanamento delle società in AS, la legge ha individuato due possibili soluzioni:
1. La vendita
2. la ristrutturazione
Nel primo caso la procedura dura un anno, nel secondo caso la procedura dura due anni,
Premesso che i commisari hanno già indicato nella relazione che l’unica soluzione di continuità per questa azienda resta la vendita e tra l’altro riconfermato dal Tribunale di Milano nella sentenza del 30 luglio, che v’invito a leggere la trovate sul blog http://vogliamocontinuarealavorareallamaflow.blogspot.com/
Il Tribunale di Milano ritiene sussiste il requisito previsto dall’art.27 comma 2 lettera a,d,lgs. N. 270/1999, in quanto sussistono concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali, attraverso la cessione dei complessi aziendali, sulla base di un programma di prosecuzione dell’esercizio dell’impresa di durata non superiore ad un anno.
Secondo i commissari, la continuità dell’attività produttiva potrebbe aumentare le possibilità di successo delle operazioni di dismissione, in abbinamento ad un imprescindibile intervento di taglio dei costi e per quanto possibile, di incremento del fatturato. Allo stesso tempo i commissari hanno sottolineato l’esigenza di definire la dismissione dei complessi aziendali in tempi molto brevi, dato che in questo frangente la prosecuzione dell’attività d’impresa genera delle perdite ed è concreto il rischio che la società non disponga delle risorse necessarie per la copertura del correlato fabbisogno finanziario.

Con questa premessa quali i possibili scenari futuri?
Secondo me le ipotesi sono le seguenti:
a. Escludo il caso ristrutturazione
b. I tempi sono talmente brevi che i commissari venderanno il gruppo così come lo conosciamo, o con aggiustamenti a livello di organizzazione;
c. I tempi sono talmente brevi che i commissari venderanno il gruppo inteso come complesso di beni immobili e attrezzature, e trasferisce nella nuova società soltanto una parte del personale. ( Modello Alitalia) chi resta in Maflow segue il fallimento con CIGS e Mobilità;
d. Esiste già un compratore che in qualche modo resterà dietro le quinte per far si che i commissari applichino i tagli previsti, quest’ipotesi prevede che i commissari resteranno fino a gennaio febbraio.

Tutte le ipotesi che prevedono tagli del personale, prevedono una chiusura dello stabilimento di Trezzano nel breve periodo, in quanto secondo me sotto la soglia dei trecento dipendenti il sito di Trezzano con i 14000 metri quadri non ammortizza i costi dell’immobile, quindi facilmente si potrà prevedere in futuro un trasloco di tutte le attività, che significa chiusura, questo deve portarci tutti sulla stessa barca.


Quale strategia adottare per mantenere lo stabilimento di Trezzano S/Naviglio e Ascoli in attività?
Almeno una volta nella vita dovremmo unirci tutti i Lavoratori, creare un gruppo di lavoro, fatto da operai, impiegati e anche qualche dirigente ( no Frangione) che sulla base dei documenti presentati dai commissari, dovremmo costruire un piano industriale alternativo, che dovrà obbligare i commissari e soprattutto a chi compra a dover reinvestire in Italia, questa e la nostra unica possibilità di salvezza, la lotta va fatta con delle proposte, magari porterà meno utili ma dobbiamo essere pronti, e organizzati.
La lotta sindacale devono essere fatte per obbligare a chi compra che esiste un piano industriale alternativo, e anche se è meno conveniente per il nuovo compratore, la nostra lotta renderà molto più costoso il piano industriale del compratore, questo deve essere obbligato ad accettare un piano serio alternativo che è il nostro, gli facciamo fare anche la figura del buon samaritano.
Le lotte servono in questa fase, perché tanti focolai: INNSE, Manuli, Esab, Alcatel e tante altre dovranno far riflettere chi ci governa ma anche chi va a votare, che l’economia del mondo non può essere lasciata in mano alle imprese private perché queste mettono al primo posto il lucro, l’utile, è logico che chiudono gli stabilimenti dove la manodopera costa e aprono stabilimenti negli stati dove si risparmia, quindi si guadagna di più.
Uno Stato equo ha caratteristiche di mutualità e solidarietà.
Conclusione:
Nel mese di settembre anche i dipendenti della Man servizi dovrebbero entrare in As, di fatto oggi tutti i dipendenti legati ad attività di progettazione stanno bivaccando, in quando l’industria automobilistica un po’ a causa della crisi del mercato, molto per la scarsa fiducia che questa situazione possa avere dei risvolti positivi, hanno tolto alla Maflow alcuni progetti già avviati, e non ne arrivano di nuovi; sarà superfluo scrivere che senza progetti futuri significherà senza produzioni negli anni che seguiranno.
Proposta
Organizziamo al più presto un gruppo di lavoro che costituisca un piano industriale alternativo e anche che abbia un certo senso, parlando con alcuni dipendenti della Man, so che era già stato proposto una roba del genere nel 2003, ma non è stato preso in considerazione, secondo me mancava l’appoggio di qualcuno quello giusto, adesso previo verifica potremmo farlo nostro e sponsorizzarlo, magari con delle piccole modifiche! settimana prossima per sabato organizziamo un assemblea per chi è interessato a partecipare nella sede della cub in via Odazio ang. Via Apuli Milano, da questa base deve nascere un nostro progetto.
[1] Fonte un Commissario

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