Ad un mese dalla firma dell’accordo, e alla vigilia del passaggio della proprietà Maflow, credo sia arrivato il momento di fare delle valutazioni in questa sede, perché molti hanno scritto, come quelli di “operai contro” hanno criticato, molti hanno giudicato, ma un analisi reale dello stato credo che nessuno l’abbia fatta.
La Maflow in Aprile del 2009 viene messa in liquidazione perché non riesce a tenere testa alla mole di debiti creati negli ultimi anni, 250 milioni di euro solo in Italia, più un altro centinaio nel resto del mondo.
A Trezzano sul Naviglio è situata la testa del gruppo Maflow, con progettazione, sviluppo dei prototipi, e soltanto due o tre linee produttive legate ad un cliente Tedesco la BMW.
La casa tedesca approfitta della crisi finanziaria della Maflow per raccogliere l’invito del governo tedesco a riportare le forniture in germania, la stessa nostra analisi la fa a settembre 2010 Giacchè su androkonos, questa scelta nel novembre 2009 causa l’improvviso arresto delle attività produttive nello stabilimento milanese, che fino a quella data nonostante la crisi finanziaria aveva mantenuto il terzo turno.
A dicembre 2009 la maflow Italia aveva una situazione drammatica , assenza di commesse produttive, una mole di debiti, soltanto lo stabilimento Ascolano ha continuato la sua attività con la produzione del tubo di gomma con cliente principale Wolsvagen.
Le Lavoratrici e i Lavoratori, a questo punto della vertenza hanno iniziato una lotta serrata a tutto campo. Contro la scelta di BMW di sospendere le commesse produttive, con trasferte fino a Monaco di Baviera e a Roma, contro le istituzioni regione, provincia, prefetto, consolato tedesco colpevoli di non essere in grado di mettere in campo nessuna politica per il lavoro, abbandonando i cittadini lavoratori.
La nostra vertenza è stata molto seguita perché siamo stati in grado di attirare verso di noi l’attenzione di un gruppo di sostenitori, abbiamo tentato di costruire dei legami con altre realtà in lotta, con la Novaceta, la Mangiarotti, l’Eutelia, Omnia, Nielsen, ed altre.. organizzando nel mese di maggio un presidio di una settimana davanti la regione Lombardia, conclusasi con l’occupazione simbolica dei binari della stazione centrale il 25 maggio.
Nello stesso momento i commissari straordinari portavano avanti la procedura tentando la vendita del gruppo, ma date le condizioni (assenza di fatturato, mole di debiti) nessuno mostrava intenzione di comprare l’azienda milanese.
Sono state fatte due aste nel mese di giugno, (l’ offerta era vincolata, merito della lotta, alla vendita dei due stabilimenti italiani), nella seconda asta i commissari di concerto con il ministero dello sviluppo economico e la commissione dei creditori, giudicano l’offerta del gruppo polacco boritzew vincitrice, con una proposta di 79 posti di lavoro.
Sulla base di questo è stata intavolata una trattativa difficile il mese di agosto, quanto la lotta è calata notevolmente, con ripercussioni sui rapporti di forza. Nonostante questa congiuntura negativa, bisognava decidere, avevamo di fronte due alternative un accordo che non pagava come dovuto la lotta esemplare fatta dalle Lavoratrici e dai Lavoratori della Maflow, o un mancato accordo che avrebbe fatto saltare la vendita, e probabilmente avrebbe obbligato i commissari ad organizzare una terza asta senza il vincolo della vendita di tutto il corpo.
È facilmente ipotizzabile che trezzano sarebbe rimasta fuori dalla vendita, rendendo vano tutti gli sforzi fatti fino al quel momento.
A questo punto che prospettive dare alla lotta?
Avremmo dovuto mantenere l’occupazione per difendere un officina, e le macchine che la compongono, da chi? Visto che quelle macchine sono ferme da quasi un anno e nessuno ne ha rivendicato l’utilità.
Questa crisi è una crisi di sovrapproduzione, anche le macchine di produzione perdono di valore senza la
produzione.
Quell’accordo difende l’officina, mantiene aperto un sito produttivo con le capacità di ospitare 400 posti di lavoro, basta imporre, con un percorso di lotta, ai clienti e le istituzioni una corretta politica di sviluppo.
La nostra lotta, la lotta delle Lavoratrici della Maflow non si conclude qui, ma inizia da qui.
Nel prossimo periodo organizzeremo delle iniziative al fianco dei lavoratori della Fiat, contro la politica protezionistica tedesca, lontana dalla solidarietà europea, che ci fanno credere stanno costruendo.
La nostra lotta partirà con una carovana del lavoro bussando alla porta dei singoli comuni, dalle parrocchie, di ogni istituzione, per chiedere sostegno al reddito non l’elemosina ma LAVORO.
La politica oggi vive questa crisi non per colpa del berlusconismo, ma è vero il contrario il berlusconismo vive a causa del totale disinteresse dei cittadini Lavoratori. I Lavoratori della Maflow dovranno essere i primi a tentare di sovvertire il sistema delle trattative.
Lotteremo per portare nuove produzioni a Trezzano, perché esiste una fabbrica funzionante che dovrà soltanto modificare l’organizzazione.
In ultimo vorrei ribadire che anche la lotta della INNSE, la madre di tutte le lotte, si è forgiata con diverse riduzioni del personale, l’ultima battaglia l’hanno condotta in 49 Lavoratori, negli anni buoni la INNSE contava sei mila Lavoratori.
La lotta della Maflow è appena iniziata, sentirete presto parlare di noi.
Massimo Lettieri, delegato Maflow
Trezzano sul Naviglio 23 settembre 2010
La Maflow in Aprile del 2009 viene messa in liquidazione perché non riesce a tenere testa alla mole di debiti creati negli ultimi anni, 250 milioni di euro solo in Italia, più un altro centinaio nel resto del mondo.
A Trezzano sul Naviglio è situata la testa del gruppo Maflow, con progettazione, sviluppo dei prototipi, e soltanto due o tre linee produttive legate ad un cliente Tedesco la BMW.
La casa tedesca approfitta della crisi finanziaria della Maflow per raccogliere l’invito del governo tedesco a riportare le forniture in germania, la stessa nostra analisi la fa a settembre 2010 Giacchè su androkonos, questa scelta nel novembre 2009 causa l’improvviso arresto delle attività produttive nello stabilimento milanese, che fino a quella data nonostante la crisi finanziaria aveva mantenuto il terzo turno.
A dicembre 2009 la maflow Italia aveva una situazione drammatica , assenza di commesse produttive, una mole di debiti, soltanto lo stabilimento Ascolano ha continuato la sua attività con la produzione del tubo di gomma con cliente principale Wolsvagen.
Le Lavoratrici e i Lavoratori, a questo punto della vertenza hanno iniziato una lotta serrata a tutto campo. Contro la scelta di BMW di sospendere le commesse produttive, con trasferte fino a Monaco di Baviera e a Roma, contro le istituzioni regione, provincia, prefetto, consolato tedesco colpevoli di non essere in grado di mettere in campo nessuna politica per il lavoro, abbandonando i cittadini lavoratori.
La nostra vertenza è stata molto seguita perché siamo stati in grado di attirare verso di noi l’attenzione di un gruppo di sostenitori, abbiamo tentato di costruire dei legami con altre realtà in lotta, con la Novaceta, la Mangiarotti, l’Eutelia, Omnia, Nielsen, ed altre.. organizzando nel mese di maggio un presidio di una settimana davanti la regione Lombardia, conclusasi con l’occupazione simbolica dei binari della stazione centrale il 25 maggio.
Nello stesso momento i commissari straordinari portavano avanti la procedura tentando la vendita del gruppo, ma date le condizioni (assenza di fatturato, mole di debiti) nessuno mostrava intenzione di comprare l’azienda milanese.
Sono state fatte due aste nel mese di giugno, (l’ offerta era vincolata, merito della lotta, alla vendita dei due stabilimenti italiani), nella seconda asta i commissari di concerto con il ministero dello sviluppo economico e la commissione dei creditori, giudicano l’offerta del gruppo polacco boritzew vincitrice, con una proposta di 79 posti di lavoro.
Sulla base di questo è stata intavolata una trattativa difficile il mese di agosto, quanto la lotta è calata notevolmente, con ripercussioni sui rapporti di forza. Nonostante questa congiuntura negativa, bisognava decidere, avevamo di fronte due alternative un accordo che non pagava come dovuto la lotta esemplare fatta dalle Lavoratrici e dai Lavoratori della Maflow, o un mancato accordo che avrebbe fatto saltare la vendita, e probabilmente avrebbe obbligato i commissari ad organizzare una terza asta senza il vincolo della vendita di tutto il corpo.
È facilmente ipotizzabile che trezzano sarebbe rimasta fuori dalla vendita, rendendo vano tutti gli sforzi fatti fino al quel momento.
A questo punto che prospettive dare alla lotta?
Avremmo dovuto mantenere l’occupazione per difendere un officina, e le macchine che la compongono, da chi? Visto che quelle macchine sono ferme da quasi un anno e nessuno ne ha rivendicato l’utilità.
Questa crisi è una crisi di sovrapproduzione, anche le macchine di produzione perdono di valore senza la
produzione.
Quell’accordo difende l’officina, mantiene aperto un sito produttivo con le capacità di ospitare 400 posti di lavoro, basta imporre, con un percorso di lotta, ai clienti e le istituzioni una corretta politica di sviluppo.
La nostra lotta, la lotta delle Lavoratrici della Maflow non si conclude qui, ma inizia da qui.
Nel prossimo periodo organizzeremo delle iniziative al fianco dei lavoratori della Fiat, contro la politica protezionistica tedesca, lontana dalla solidarietà europea, che ci fanno credere stanno costruendo.
La nostra lotta partirà con una carovana del lavoro bussando alla porta dei singoli comuni, dalle parrocchie, di ogni istituzione, per chiedere sostegno al reddito non l’elemosina ma LAVORO.
La politica oggi vive questa crisi non per colpa del berlusconismo, ma è vero il contrario il berlusconismo vive a causa del totale disinteresse dei cittadini Lavoratori. I Lavoratori della Maflow dovranno essere i primi a tentare di sovvertire il sistema delle trattative.
Lotteremo per portare nuove produzioni a Trezzano, perché esiste una fabbrica funzionante che dovrà soltanto modificare l’organizzazione.
In ultimo vorrei ribadire che anche la lotta della INNSE, la madre di tutte le lotte, si è forgiata con diverse riduzioni del personale, l’ultima battaglia l’hanno condotta in 49 Lavoratori, negli anni buoni la INNSE contava sei mila Lavoratori.
La lotta della Maflow è appena iniziata, sentirete presto parlare di noi.
Massimo Lettieri, delegato Maflow
Trezzano sul Naviglio 23 settembre 2010
ma dove eravate quando questo succedeva?oltretutto che qualcuno vi aveva avvisato prima
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