lunedì 4 ottobre 2010

OPERAI E CONTADINI




...In realtà la grande proprietà è rimasta fuori dalla libera concorrenza: e lo Stato moderno ne ha rispettato l'essenza feudale, esgogitando formule giuridiche come quella del fedecommesso, che continuano di fatto le investiture e i privilegi del regime feudale. La mentalità del contadino è rimasta perciò quella del servo della gleba, che si rivolta violentemente contro i "signori " in determinate occasioni, ma incapace di pensare se stesso come membro di una collettività e di svolgere un azione sistematica e permanente rivolta a mutare i rapporti economici e politici della convivenza sociale.


La psicologia dei contadini era, in tali condizioni, incontrollabile; i sentimenti reali rimanevano occulti, implicati e confusi in un sistema di difesa contro gli sfruttamenti, meramente egoistica, senza continuità logica, materiata in gran parte di sornioneria e finto servilismo.


La lotta di classe si confondeva con brigantaggio, col ricatto, con l'incendio dei boschi, con lo sgarrettamento del bestiame, col ratto dei bambini e delle donne, con l'assalto al municipio: era una forma di terrorismo elementare, senza conseguenze stabili ed efficaci.


Obiettivamente quindi la psicologia del contadino si riduceva ad una piccolissima somma di sentimanti primordiali dipendenti dalle condizioni sociali create dallo Stato democratico parlamentare: il contadino era lasciato completamente in balìa dei proprietari e dai loro sicofanti e dai funzionari pubblici corrotti, e la preoccupazione maggiore della sua vita era quella di difendersi corporalmente dalle insidie della natura elementare, dai soprusi e dalle barbarie crudeli dei proprietari e dei funzionari pubblici... non comprendeva la disciplina; paziente e tenace nella fatica individuale di strappare alla natura scarsi e magri frutti, capace di sacrifici inauditi nella vita familiare, era impaziente e violento salvaggiamente nella lotta di classe, incapace di porsi un fine generale d'azione e di perseguirlo con la perseveranza e la lotta sistematica....


A. Gramsci

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