Non succedeva da anni che alcune Rsu delle aziende in lotta per difendere il posto di lavoro si organizzassero autonomamente – anche se non in opposizione alle organizzazioni sindacali di appartenenza – e convocassero un presidio permanente di fronte al Pirellone, la sede della giunta regionale della Lombardia, costringendo persino presidenza e assessori a recarsi nel tendone allestito dai delegati della Maflow.Il merito di una settimana di lotta gestita ventiquattr’ore su ventiquattro in pieno centro di Milano (e mai formalmente autorizzata) è tutto dei trecento lavoratori e lavoratrici di questa azienda di Trezzano sul Naviglio, che da gennaio gestiscono un’occupazione di fatto dello stabilimento, diventando punto di riferimento delle lotte per il lavoro a livello milanese.In particolare, nella giornata centrale del 20 maggio, quarantesimo anniversario dell’approvazione dello Statuto dei lavoratori, dipendenti della Maflow, della Mangiarotti Nuclear, della Marcegaglia, della Novaceta, della Agile ex Eutelia e di altre aziende pubbliche e private sono partiti in corteo dal presidio e hanno occupato i binari della Stazione Centrale di Milano per dire ‘No ai licenziamenti’ e chiedere di ‘Lavorare meno per lavorare tutti’, contro il Collegato lavoro e il cosiddetto Statuto dei lavori in gestazione in Parlamento.La manifestazione si è conclusa di nuovo al presidio con gli interventi di rappresentanti delle realtà aziendali e delle organizzazioni sindacali presenti in Maflow (Flmu e Fiom), ‘costrette’ a sostenere unitariamente la mobilitazione delle Rsu. Nel corso dell’assemblea ha preso la parola – molto applaudita – Eleni Lalou, giovane dirigente di Antarsia, la coalizione della Sinistra anticapitalistica greca.Certo, la forza di attrazione di una mobilitazione come questa non è paragonabile al ruolo di alcune grandi fabbriche come l’Alfa Romeo di Arese, o anche di quello dei coordinamenti autoconvocati dei Consigli di fabbrica (e poi delle Rsu) dei decenni passati, vero motore dell’autonomia dei lavoratori contro le politiche fallimentari della burocrazia sindacale. Ma il segnale fornito in questi giorni va colto in tutta la sua importanza.La ricostruzione di strumenti adeguati e unificanti dal basso per superare la frammentarietà delle risposte contro l’attacco padronale e il piano di austerità è infatti la condizione essenziale per fronteggiare la crisi e rompere la passività in cui le confederazioni stanno lasciando milioni di lavoratori e lavoratrici.Nessun organo di stampa nazionale ha neppure accennato all’esistenza di questa iniziativa delle Rsu milanesi. L’occupazione della stazione ferroviaria, dopo la salita sul carroponte e sui tetti innescata dalla lotta vincente della Insse nei mesi scorsi, ha probabilmente fatto riflettere le forze di maggioranza e anche quelle di opposizione (vedi la scomparsa del servizio del TG3…): che lo spirito di emulazione per nuove forme di lotta organizzate da Rsu autonome sia ritenuto troppo pericoloso, specialmente nella fase di applicazione di sanguinosi piani di austerità che si sta aprendo?
Da Il Megafono quotidiano
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